Loading...
Immagine

Gomorra

Recensione di: Gabriella Parca

Gomorra, tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano, è un affresco senza pietà di un territorio dominato dalla camorra, che peraltro non viene mai nominata, e cioè dominato dalla violenza, che definire animalesca si fa torto agli animali. Unico scopo di tanta violenza è arraffare denaro, tanto denaro, ed esercitare un potere sempre finalizzato al denaro. 

Il film realizzato da Matteo Garrone ha tanti personaggi, ma nessun protagonista che faccia da filo conduttore e dia il senso del racconto. Ciò ingenera un po' di confusione, perché si "aprono" tante storie che rimangono sospese fino alla fine, quando una ad una si concludono. La gente è quella vera di Scampia, tranne alcuni eccellenti attori come Toni Servillo, e parla un dialetto incomprensibile, tanto che sono necessari i sottotitoli.

Quello che si presenta è un mondo alieno, in cui esistono solo loro, i camorristi, perché tutti in un modo o nell'altro sono coinvolti, anche i bambini, per non parlare degli adolescenti che rappresentano “l’esercito” di questa forza oscura. E sembra che non esistano le cosiddette forze dell’ordine, che appaiono solo a cose fatte, cioè dopo “un’ammazzatina” come dicono in Sicilia, vale a dire dopo una strage. In realtà, carabinieri e polizia esistono, e si danno molto da fare, ma per ora non sono vincenti. Perché questo è un mondo in cui uccidere è la norma e non l'eccezione, e se uno che vuole uscirne viene risparmiato, ti meravigli e resti quasi incredulo.
Indubbiamente GOMORRA è un bel film, che ha ottenuto un meritato riconoscimento al Festival di Cannes. Ma stringe il cuore vedere che un pezzo d’Italia così ricco di bellezze naturali, ora sommerso dai rifiuti, sia penetrato fino in fondo da “rifiuti” ancora peggiori di carattere morale, come la perdita di ogni valore e l’incapacità di dare un significato alla vita.