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Malattie a trasmissione sessuale

di: Dr.ssa Roberta Mombelli

Con il termine di malattie sessualmente trasmesse (MST) si indica un insieme di patologie trasmesse principalmente attraverso i rapporti sessuali (vaginali o anali). Esse costituiscono uno dei più seri problemi di salute pubblica in tutto il mondo, sia nei paesi industrializzati che in via di sviluppo. I consistenti flussi migratori degli ultimi anni da paesi del Terzo Mondo hanno aumentato l’incidenza di malattie che si pensava fossero scomparse.

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale delle Sanità sono più di 373 milioni le persone affette nel mondo da MST, di cui più di 40 milioni contagiati dall’HIV. La più diffusa è la tricomoniasi (120 milioni di casi) e la gonorrea (25 milioni).
In particolare le adolescenti sono esposte a questo rischio sia per le caratteristiche della loro attività sessuale, spesso imprevedibile, saltuaria, con un turnover di partners più alto, sia per la mancanza di informazioni complete, ed infine per la difficoltà ad assumere comportamenti protettivi. Esistono inoltre delle situazioni specifiche che facilitano l’acquisizione delle malattie a trasmissione sessuale: inizio precoce dell’attività sessuale, molteplici esperienze sessuali, mancato uso di metodi contraccettivi di barriera (preservativo), abuso e violenza sessuale, prostituzione, omosessualità, tossicodipendenza e turismo sessuale. Di maggiore o minore gravità, tutte possono essere pericolose per la salute. Se non vengono curate, le malattie a trasmissione sessuale possono coinvolgere il tratto riproduttivo inferiore e causare nelle donne: malattia infiammatoria pelvica (PID), dolori pelvici cronici, ascessi tubo-ovarici, gravidanze extrauterine, infertilità. In gravidanza, le malattie a trasmissione sessuale non trattate possono causare aborti, morti endouterine, bambini con basso peso alla nascita, danni oculari o polmonari. Pertanto è fondamentale conoscerle e porre una diagnosi tempestiva. In caso di visita medica è importante venire accompagnate dal proprio partner, sia per quanto concerne le informazioni da ottenere, sia per un suo eventuale controllo clinico.

GONORREA infezione batterica che può colpire gli apparati riproduttivi dell’uomo e della donna. I sintomi più comuni sono: sensazione di bruciore quando si urina, prurito nell’area infetta, fuoriuscita di pus dal pene o dall’ostio vaginale. Una donna può non sospettare di essere infetta, se il suo partner non la informa di avere contratto la malattia. Dal collo dell’utero il gonococco può risalire alle tube di Falloppio e dare una salpingite più o meno grave, talora con peritonite (malattia infiammatoria pelvica o PID). Il periodo di incubazione varia da pochi giorni ad una settimana dal contagio con un partner infetto ma talora senza sintomi. Anche la donna può nella maggioranza dei casi non mostrare alcun sintomo della malattia. Trattata per tempo con antibiotici, può essere curata. Altrimenti può causare danni irreversibili al sistema riproduttivo nella donna e nell’uomo, danni all’uretra, alla prostata e ai reni. In gravidanza può causare l’infezione del feto all’atto del parto (oftalmoblenorrea neonatale).

CHLAMYDIA infezione batterica con sintomi simili a quelli della gonorrea, ma solitamente meno marcati. In realtà oggi è sempre più imputata quale causa di infezioni pelviche, di aborto abituale e di sterilità. Può restare per molti anni a livello del collo dell’utero senza dare disturbi o dando soltanto periodici episodi infiammatori. Può essere efficacemente curata con antibiotici specifici. In gravidanza l’infezione è associata ad un aumento dei parti pretermine, morti fetali e delle morti neonatali. Una forma rara (presente esclusivamente nei paesi tropicali e subtropicali) dovuta a tipi differenti di Chlamydia è la linfogranulomatosi venerea, caratterizzata da una piccola ulcera della regione anogenitale e da un’evidente adenopatia inguinale.

GARDNERELLA (VAGINOSI BATTERICA) da un punto di vista sintomatologico questa infezione, pur essendo tra le più frequenti è anche la meno fastidiosa per la paziente. La maggior parte non lamenta infatti né bruciori, né prurito, ma soltanto perdite vaginali molto abbondanti, grigiastre, con cattivo odore (odore di pesce putrefatto) che si fa più intenso dopo il rapporto sessuale. Il contagio avviene con il rapporto sessuale, ma anche attraverso indumenti intimi, asciugamani o servizi igienici inquinati. La terapia è simile a quella per il trichomonas: il trattamento deve essere condotto per via orale e per via locale, su entrambi i componenti della coppia.

SIFILIDE L’infezione sifilitica o luetica è determinata da un batterio: il Treponema pallidum. Oggi con l’aiuto degli antibiotici, questa malattia non è più fatale. La trasmissione sessuale del treponema avviene solo in presenza di lesioni sifilitiche muco-cutanee (tali manifestazioni sono poco comuni dopo il primo anno dall’infezione). Se trascurata, può attraversare tre stadi, a progressiva gravità. Fase primaria: il primo sintomo è una piccola ulcera ("sifiloma"), spesso non dolorosa, che può comparire sul pene, sulla vulva o in altre parti (circa 2-4 settimane dopo il contagio) usualmente accompagnate da un’adenopatia satellite (le ghiandole inguinali aumentano di volume da un solo lato). Dopo alcune settimane il sifiloma scompare, ma se l’infezione non viene domata si sviluppa la sifilide secondaria. Fase secondaria: il sintomo più comune è un’eruzione diffusa (compare di solito entro 2-6 mesi dall’infezione primaria) che può essere accompagnata da febbre, astenia, artralgie e dolori muscolari. Si è ancora in tempo per una cura spesso risolutiva. Fase terziaria: interessa circa il 50% dei casi non curati. Invade il cervello, il cuore, il sangue. Tipiche della pelle sono le "gomme luetiche" o ulcere sifilitiche terziarie, che però possono localizzarsi anche alle ossa, all’apparato respiratorio, al fegato e allo stomaco. Per sifilide latente si intendono quei periodi dopo l’infezione luetica in cui i pazienti sono sierologicamente reattivi, ma non dimostrano altra evidenza di malattia.

HERPES GENITALE è un infezione virale che sovente, ma non sempre, è trasmessa col contatto sessuale ed è particolarmente frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. I soggetti immunodepressi hanno una particolare predisposizione ad essere colpiti. La malattia è preceduta da un periodo di incubazione di 2-10 giorni e si manifesta talora con febbre e malessere; caratteristica è poi la comparsa di piccole vescicole dolorose sugli organi genitali o vicino ad essi. Le vescicole confluiscono e dopo circa 48 ore si ulcerano e si trasformano in crosticine. I sintomi persistono per circa due settimane mentre le lesioni cutanee di solito guariscono nell’arco di un mese. Per ora non sono disponibili farmaci risolutivi, ma farmaci che ne riducono i sintomi e diminuiscono la frequenza e l’intensità delle recipe. Il controllo del partner è obbligatorio. Se la malattia colpisce la donna in gravidanza, può mettere in pericolo il feto ed anche il neonato qualora il parto si verifichi attraverso il canale vaginale ove siano presenti lesioni infettanti.

CONDILOMI Sono dovuti al virus del Papilloma o HPV (Human Papilloma Virus), di cui ne esistono moltissimi tipi. Costituiscono l’infezione genitale forse più frequente e sono anche importanti perché chiamati in causa nei tumori del collo dell’utero. Tuttavia se è vero che moltissime donne sono affette dall’HPV, solo il 5% circa di queste rischia una vera e propria lesione precancerosa. La malattia è trasmessa per lo più con il contatto sessuale (e il periodo di incubazione è molto variabile). I sintomi sono praticamente assenti, a meno che non si sovrapponga un’altra infezione. Il virus entra nelle cellule e penetra nel nucleo dando esito alla formazione di escrescenze tipo verruche (condilomi acuminati) detti anche “creste di gallo” o di lesioni piane (condilomi piatti). L’evoluzione di entrambe queste manifestazioni è molto persa da caso a caso: possono restare invariate per anni o peggiorare e raramente anche sparire. Dunque anche la terapia sarà persa a seconda dei casi: da un comportamento di attesa e osservazione si può passare a rimedi distruttivi di vario genere. Per tutti questi motivi è opportuno che la donna infetta dal papillomavirus si sottoponga ad un esame particolare, che è la colposcopia. Infatti non sempre il Pap test riesce ad evidenziare questa malattia e può allora rendersi necessario eseguire una "biopsia" (prelievo non doloroso di un piccolo frammento di tessuto) per ricercare la presenza di cellule anomale. Se queste venissero evidenziate, è doveroso procedere alla loro asportazione, per evitare danni peggiori in futuro. Come per l’Herpes, anche per il Papilloma non esistono farmaci sicuramente risolutivi. Tuttavia, se non vengono reperite cellule anomale, si può ragionevolmente ricorrere ad un semplice controllo colposcopico annuale, non necessariamente sempre seguito dalla biopsia. È importante ricordare che proprio come le verruche si possono prendere da altre persone che ne sono affette, così anche i condilomi cervicali e vulvari possono essere presi durante un rapporto sessuale. Il partner andrà quindi anch’esso attentamente controllato ed eventualmente curato. Più spesso però non sarà necessario trattare chirurgicamente lesioni subcliniche a basso potenziale cancerogeno, tanto nell’uomo come nella donna. Infatti la distruzione delle lesioni non è sinonimo di eradicazione della malattia, la quale potendo recipare potrebbe andare a localizzarsi proprio in quelle aree sottoposte ad un precedente intervento distruttivo e pentate perciò più sensibili e vulnerabili.

SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (AIDS) Questa malattia, causata dal virus HIV (Human Immunodeficiency Virus), è in crescente diffusione e sta comportando in tutto il mondo gravi ripercussioni socio-sanitarie. Il virus va a colpire principalmente i centri deputati alle difese immunitarie, che in tal modo non riescono più a svolgere il loro ruolo protettivo, rendendo l’organismo estremamente vulnerabile nei confronti di malattie infettive e tumorali. Un test anonimo rivela l’avvenuto contagio col virus HIV (soggetti sieropositivi, che possono trasmettere la malattia ai sani). Esistono fasce di popolazione più soggette al rischio di contagio: omosessuali e bi-sessuali, tossicodipendenti, partners di malati di AIDS o di soggetti a rischio, emofilici e soggetti che ricevono trasfusioni di sangue. La diffusione tramite rapporti eterosessuali rivela un significativo incremento nel tempo; questa via di trasmissione nell’adolescenza interessa in modo particolare le ragazze, in quanto più facilmente infettabili dal virus. Attualmente non esiste una vera cura per questa malattia. L’infezione si contrae per contatto diretto di piccole lesioni della pelle o delle mucose soprattutto con sangue o sperma, o per trasfusione di sangue infetto, o per via placentare durante la gravidanza, o al momento del parto per contagio da una madre infetta verso il neonato. L’utilizzazione del preservativo diminuisce il rischio. Quindi va utilizzato (ed il partner obbligatoriamente informato). Il sangue mestruale può essere un veicolo pericoloso di infezione; pertanto vanno distrutti con opportune cautele gli assorbenti igienici e i tamponi vaginali. Il virus può essere presente in tutti i liquidi biologici persi dal sangue, ma non è definito se si tratti di presenza autonoma oppure di commistione con piccole quantità di sangue. Comunque i contatti superficiali cosiddetti "sociali" e l’uso di stoviglie o di servizi igienici in comune con persone infette non sembrerebbe costituire pericolo di contagio. L’infezione può rimanere silente per molti anni o può portare a manifestazioni cliniche generiche che, nello stadio più avanzato, conducono alla morte. Frequentemente i sintomi iniziali sono costituiti da febbre, sudori notturni, linfoadenopatia dolente, perdita di peso, inappetenza, debolezza, diarrea. In oltre l’80% dei casi tipici di AIDS conclamata, l’evoluzione è verso la morte a distanza di qualche anno dalla diagnosi. Attualmente la prevenzione è l’unica possibilità di difesa contro l’AIDS. Si consiglia di: non fare uso di droghe (la droga deprime le difese immunitarie; evitare rapporti occasionali o con partners sospetti (usare il preservativo); usare soltanto siringhe a perdere, evitarne assolutamente lo scambio o il riutilizzo; in caso di trasfusione, fare uso di sangue proveniente solo da centri autorizzati.

EPATITE VIRALE B Il virus dell’epatite B si trasmette principalmente mediante il contatto con sangue o emoderivati infetti oltre che per via sessuale. Il periodo di incubazione è di 40-180 giorni. Dopo un periodo di incubazione che dura alcuni mesi la persona colpita può sviluppare una sintomatologia con febbre, nausea, vomito, astenia, dolore epatico e talvolta, ma non necessariamente, ittero ed elevazione degli enzimi circolanti. Nel 90% dei casi si ha una risoluzione spontanea entro sei mesi; in meno del 1% si ha un’epatite acuta fulminante con esito letale. Nel 10% dei casi il soggetto resta asintomatico e penta portatore cronico. Un sottogruppo di soggetti che hanno sviluppato un’epatite acuta mantengono un’elevazione delle transaminasi e sintomi clinici otre sei mesi:si parla di epatite cronica attiva, che rappresenta la forma con maggior rischio di evoluzione in cirrosi ed in carcinoma epatocellulare. Sebbene non esiste nessuna cura per il virus dell'Epatite B, esiste un vaccino sicuro ed efficace che può prevenire l'Epatite B.

EPATITE VIRALE C La sua trasmissione avviene prevalentemente per via parenterale: in passato era soprattutto legata a trasfusioni o somministrazione di emoderivati non sufficientemente controllati, allo scambio di siringhe tra tossicodipendenti, all’impiego di aghi per agopuntura o per tatuaggi contaminati, una certa diffusione dell’infezione è stata probabilmente collegata anche a una non idonea sterilizzazione di strumenti utilizzati per manicure e pedicure, da apparecchiature dentistiche ed endoscopiche. E’ dimostrata la possibilità di trasmissione verticale (dalle madre al neonato) che interviene prevalentemente al momento del parto e di passaggio all’interno di comunità o anche tra familiari, probabilmente per uso promiscuo di oggetti di igiene personale. La possibilità di contagio per via sessuale è anch’essa dimostrata se pur con prevalenza variabile dall’1% al 10% nei vari studi: tale trasmissione è influenzata dai livelli di viremia e può essere facilitata da lesioni presenti nei genitali, dai rapporti durante le mestruazioni e anali. L’infezione acuta causata dal virus HCV è asintomatica nella maggior parte dei pazienti anche se la persistenza del virus è alla base di un rilevante numero di epatiti croniche e di cirrosi.

TRICHOMONAS VAGINALIS La trichomoniasi è la malattia a trasmissione sessuale con maggior frequenza nel mondo e la sua diffusione è relativamente rapida: 85% delle donne esposte acquisisce l’infezione entro 48 ore da un rapporto con un partner portatore. Pur essendo dimostrata la sua sopravvivenza per brevi periodi su oggetti umidi e nei fluidi corporei, è improbabile una trasmissione indiretta. Nel 50% dei casi l’infezione può essere asintomatica e manifestarsi solo in periodi successivi. Il sintomo più frequente è una perdita maleodorante giallo-verdastra con sensazione di irritazione vulvovaginale, associata a dispareunia (dolore nei rapporti), disuria e talvolta dolori pelvici. Nel partner può essere presente una secrezione uretrale. All’esame clinico le mucose si presentano arrossate ("vaginite a fragola"). L’infezione classica da Trichomonas si localizza nella vagina e nella vulva, ma non raramente si estende al collo dell’utero e non è escluso che possa persino arrivare alle salpingi, determinando un’infezione pelvica. La vulvo-vaginite da Trichomonas può essere curata con farmaci che devono anche essere presi per via orale (e somministrati contemporaneamente anche al partner o ai partners).

PROCTITE, PROCTOCOLITE ED ENTERITE Sono infezioni gastrointestinali dovute a svariati batteri o virus che causano diarrea, crampi addominali e qualche volta perdite di sangue dal retto. Si trasmettono con i rapporti anali e con i contatti oro-fecali. La terapia è antibiotica. La prevenzione si basa sull’uso del preservativo.

CANDIDA Vaginite micotica (o da funghi). La trasmissione di questa malattia con i rapporti sessuali è facile perché molti inpidui sono portatori abituali della Candida (nelle cavità orale e vaginale, nelle feci, a livello degli inguini, ecc.) e anche l’inquinamento dei servizi igienici, biancheria, asciugamani può essere fonte di contagio. Infine condizioni particolari che possono influenzare l’ambiente vaginale rendendolo più recettivo alla micosi sono: la gravidanza, la contraccezione orale, la presenza della spirale, la terapia antibiotica o cortisonica, il diabete, l'immunodepressione). La sintomatologia è prevalentemente caratterizzata da prurito e bruciore vulvo-vaginale, arrossamento ed edema vulvare, dispareunia, disuria, da perdite biancastre dense, non maleodoranti, talora con aspetto "a ricotta". Facilmente curabile, spesso può persistere o recipare. Il trattamento della candidosi ricorrente si basa essenzialmente su una serie di norme igieniche e dietetiche e su alcuni regimi terapeutici, cosiddetti di mantenimento. Sono da raccomandare: abbandono temporaneo di jeans o collant aderenti alla regione vulvoperineale; sostituzioni di eventuali detergenti intimi o bagni schiuma; uso di biancheria di cotone, non colorata e senza pizzi; aggiunta di perborato di sodio nel lavaggio della biancheria intima e degli asciugamani; utilizzo di assorbenti igienici di cotone, se quelli normalmente impiegati danno fenomeni irritativi; riduzione netta nell’alimentazione di zuccheri, alcool, latte e formaggi, bibite fermentate o gassate, lieviti; assunzione quotidiana di yogurt o di fermenti lattici a cicli.

PEDICULOSI I pidocchi sono parassiti che possono localizzarsi a livello dei peli pubici (piattole) per contagio sessuale o attraverso biancheria. Provocano prurito intenso nelle zona pubica specie notturno. La cura consiste in medicamenti antiparassitari, rasatura dei peli e sterilizzazione della biancheria. Il trattamento deve essere seguito da tutta la famiglia ed eventuali altri partners sessuali.

SCABBIA È causata da minuscoli insetti o acari (penetrano nella pelle e depongono le uova), provocano un intenso prurito e notevole disagio. Spesso si notano lesioni da grattamento. Il contagio è diretto o per mezzo di biancheria. Viene trattata applicando sulla pelle medicamenti antiparassitari e sterilizzando la biancheria intima, del letto e del bagno.

Per prevenire realmente le Malattie sessualmente trasmesse:
1) evitare rapporti e pratiche sessuali a rischi
2) ridurre il numero dei partners
3) usare il condom (preservativo o profilattico)
4) lavarsi ed urinare sempre prima e dopo un rapporto sessuale
5) rivolgersi subito ad un medico o ad uno specialista andrologo, ginecologo, dermatologo, infettivologo od ad un centro MST (esiste in ogni città) se si ha il sospetto di essersi contagiati con una MST
6) informare il medico senza reticenze
7) informare sempre il o la partner e chiedergli-le di eseguire una visita e la terapia consigliata
8) far controllare sempre l‘avvenuta guarigione, propria e del partner.

Dr. Roberta Daniela Mombelli
Specialista in Ginecologia e Ostetricia