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Una testimonianza - Capitolo XXXIII

L'ultima femminista della vecchia guardia è morta a Roma, novantenne, nel giugno 1975. Era la dottoressa Teresita Sandeski Scelba, che aveva cominciato a militare giovanissima nel movimento, all'inizio del novecento. Qualche mese prima della sua morte, sono anda a trovarla e abbiamo raccolto la sua lucida testimonianza, che riporto per intero. Attraverso la sua esperienza il passato si collega al presente, coprendo anche un periodo, dal dopoguerra alla rinascita del fernminismo, troppo recente per fare storia e già troppo lontano per essere cronaca.

"A Roma, ero l'unica donna che si laureò in medicina in quell'anno 1909. Essendo mio padre alla Direzione di Saintà, quindi al corrente di quel che avveniva, mi disse che c'era il colera a Bari. Il prof. Sravo si mise a fare la campagna anti-colerica e mi chiese se ci volevo andare anch'io. Figuriamoci, a quell'età sarei andata anche all'inferno! Risposi di sì e partii per Bari, dove cominciammo questa campagna che consisteva soprattutto nell'insegnare a essere meno sudici... Certo che era pericoloso, ma tanto il colera se deve venire, viene. Le uniche precauzioni che prendevamo noi, erano di lavarci spesso le mani, di non dare la mano a nessuno e di mangiare i cibi nello stesso piatto in cui erano cotti.
“ Di questa mia campagna anticolerica se ne accorsero anche le donne, cioè il Consiglio nazionale che si era costituito anche in Italia, neI 1903, mi pare, a simiglianza degli altri paesi. La presidente della Commissione igiene, dato che c'erano varie commissioni, mi disse se volevo tenere un corso d'igiene nel Lazio, e allora girai per tutti i paesi a raccontare un po' di storielle, di come si tengono i bambini, quel che debbono fare le madri. A quell'epoca l'ignoranza e la sporcizia erano enormi.
"Questo fu il mio ingresso nelle associazioni femminili. Dall'igiene prese l'avvio la mia campagna, tutta la mia lotta per la liberazione della donna. Dirlo adesso fa ridere, ma ai primi del Novecento era diverso. Nel 1911 abbiamo tenuto a Castel Sant'Angelo un congresso dell'Associazione della donna, che era stata fondata da alcune mie colleghe e io appena entrata - dato che sono stata sempre, modestamente, un agente provocatore... - ho preso subito un po' le redini della lotta femminile. "
"Allora non si usava il termine femminista? "
"No, 1o usavano i giornalisti per prenderci in giro. Secondo loro, eravamo le donne che volevano andare in culottes, le donne che volevano fare il maschio... Ma in Italia il femminismo era cominciato alla fine dell' '800, e c'erano delle donne come la Mozzoni e la Mariani che si davano molto da fare, per il voto alla donna specialmente. È da notare che questo nostro lavoro è sempre stato laico e antifascista. Tanto antifascista che alcuni anni dopo, quando già il fascismo era al potere, una mattina la presidente mi telefona, dicendo: Teresita, bisogna che tu scappi sennò ti arrestano. Era l'anno in cui avevano assassinato Matteotti, c'era stato un congresso della nostra associazione e a teatro, chiacchierando con quelle donne che io credevo fossero abbastanza intelligenti, avevo detto: "Ma è ovvio che è stato Mussolini che l'ha fatto ammazzare". Lì per lì non fecero commenti, poi dissero alla presidente, la contessa Spalletti, che mi avrebbero denunciata. Perciò la mattina alle sei e mezza, lei spaventatissima, dice sai, così e così. Senta, le risposi, più che dare le dimissioni dal Consiglio per non dar noia alle altre non posso fare... Invece poi la cosa fu messa a tacere. Comunque, dal 1909 ho cominciato a dirigere l'Associazione della donna, che era quella più battagliera perché chiedeva il voto, il divorzio, l'educazione laica nelle scuole, l'abolizione dell'insegnamento religioso. Il principio base del femminismo, è sempre stato laico e antifascista.
"Intanto si erano formati vari gruppi che chiedevano soprattutto il voto, e facemmo in modo che si confederassero nell'Alleanza internazionale della donna. Il Consiglio nazionale era nato come un'organizzazione molto borghese, e questo in un certo senso fa onore a quelle signore che invece di dipingersi soltanto il naso parlavano di questioni serie, e la più da elogiare era la contessa Gabriella Spalletti. A quell'epoca, il fatto che la presidente dell'Associazione fosse una contessa, e poi che avesse tante amiche, tutte più o meno contesse, che se ne occupavano nelle varie città d'Italia, era importante: e aggiunga che essendo la contessa Spalletti romagnola, il signor Mussolini la rispettava perché era romagnolo anche lui, e per il momento non sciolse l'associazione come ha fatto dopo. Tanto è vero che una volta ci ricevette, e frustandosi i gambali con il frustino da cavallerizzo, ci disse: "Sì, sì, sì, certo, certo, il voto ve lo daremo". Poi naturalmente non ce l'ha dato, anzi lo ha tolto anche agli uomini.
"Più tardi mi sono occupata anche di analfabetismo. Nel '46, con Anna Lorenzetto e un gruppo di amici, ci siamo chiesti che cosa si poteva fare per combattere l'ignoranza e l'analfabetismo. L'idea fu subito quella di insegnare a leggere e scrivere. Ormai è nota a tutti l'Unione per la lotta contro l'analfabetismo, è andata anche all'UNESCO, ma fu fondata da una donna, la Lorenzetto, e anche questa è una gloria femminile. Oggi c'è soprattutto l'analfabetismo di ritorno."

L'avventurosa storia del femminismo di Gabriella Parca
Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. - Milano - Prima edizione Collana Aperta maggio 1976
Seconda Edizione Oscar Mondadori marzo 1981
Copyright by Gabriella Parca - Terza Edizione - www.cpdonna.it 2005