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Metafore di comunicazione: il gioco degli sguardi

di: Nadia Cilia

Nel mio lavoro ho avuto spesso modo di constatare che un certo numero di pazienti porta in analisi il tema dell'occhio e dello sguardo o come metafora di problematiche relazionali o come sintomo (difetti della vista di origine psicosomatica).

Difatti il mio interesse per questo linguaggio simbolico è scaturito dalla molteplicità di riferimenti all'occhio e allo sguardo emersi in sogni e vissuti di pazienti che ho seguito e l'interesse per questo atteggiamento simbolico ha acquistato via via sempre maggio importanza proprio come strumento di relazione con l'altro e con il proprio mondo interiore.

D'altronde, qualsiasi parte del nostro corpo ha un suo mondo che esula dai limiti dall'anatomo-fisiologia per raggiungere contenuti profondi e significazioni simboliche; è pertanto veicolo, portatore di significato . Ma gli occhi e lo sguardo al pari di altri organo di senso e più di altri organi di senso, raggiungono significati simbolici e metaforici molto raffinati.

In un precedente articolo ho avuto modo di sottolineare l'importanza dello sguardo nella relazione madre-bambino, con riferimento alla funzione di specchio del volto della madre nello sviluppo emozionale dei primi mesi di vita. In questa relazione mi occuperò del Gioco degli Sguardi attraverso il quale spesso esprimiamo affettività, emotivita', ma anche l'ambivalenza dei nostri sentimenti.

Difatti affettività ed emotività possono esprimersi attraverso lo sguardo....l'occhio può esprimere amore e odio, desiderio di contatto e di rifiuto, e un'ampia gamma di emozioni. Anche la stessa direzione della sguardo e la motilità dell'occhio possono esprimere capacità d'intendersi, di volere o non voler comunicare, di entrare in contatto o di chiuderlo, desiderio o rifiuto della relazione.

Una paziente riferiva: “Quando non reggevo più il dialogo, affranta, volgevo altrove lo sguardo come per chiudere la comunicazione”.

Sostenere con occhio fermo il discorso.....senza.....battere ciglio con lo sguardo immobile, esprime il desiderio di affermare la propria convinzione su una cosa, a qualunque costo: “La guardavo senza battere ciglio, volevo a tutti i costi affermare la mia posizione”. In sostanza l'occhio può esprimere una notevole varietà di comunicazioni non verbali: “Stare con gli occhi bassi, può indicare modesta, timidezza o vergogna; può indicare anche difficoltà di relazione, incapacità di stare in contatto diretto con l'altro. Abbassare gli occhi significa evitare lo sguardo altrui per vergogna o colpa, o per gli stessi motivi non osare alzare gli occhi. Piantare gli occhi addosso esprime il guardare con intensità quasi aggressiva, mentre non riuscire a staccare gli occhi può esprimere la forte attrazione esercitata da una persona che si ammira o si desidera, come l'essere tutt'occhi per ........essere tutti concentrati in colui o colei che si desidera, con la precisa volontà d'imporsi. E per concludere, con la metafora “mangiare o divorare con gli occhi” si esprime il forte desiderio di far proprio l'oggetto d'amore. Inoltre, attraverso il gioco dello sguardo spesso si esprime l'ambivalenza dei propri sentimenti.

Un paziente timido e insicuro parlandomi di un possibile nuovo incontro mi diceva: “............l'avevo notata per caso, seduta quasi di fronte a me, e mi ispirava un piacevole senso di tenerezza. La guardavo brevemente e distoglievo quasi subito lo sguardo: Lei che si era sentita osservata aveva corrisposto con simpatia al mio sguardo, ma questo fatto invece di farmi contento mi aveva turbato. Riprendevo a guardarla nella speranza che lei non avesse ancora distolto lo sguardo e quando lo incontravo, come non contento ed in un modo che solo ora, parlandone con lei, percepisco quanto lei si è alzata, temevo che venisse verso di me....

Attraverso il gioco dello sguardo, viene espressa così l'ambivalenza dei propri sentimenti; dimostrando tanto il desiderio di una vicinanza emotiva e di una relazione, dalla quale ci si sente immediatamente sopraffatti, se corrisposti, e si reagisce fuggendo.

“Lo sguardo che gli occhi, di qualunque natura essi siano, rivelano mi rimanda puramente a me stesso.......Così lo sguardo è prima di tutto un'intermediario che mi rimanda da me a me stesso”. II

In quel gioco di sguardi il paziente esprimeva l'ambivalenza delle proprie emozioni: il desiderio e la paura, la ricerca e la fuga che si alternavano automaticamente e incapace di una loro integrazione si paralizzava ora da una parte ora dall'altra. Il progetto terapeutico fu, in primo luogo, rivolto a favorire un processo d'integrazione tra questi sentimenti opposti attraverso la chiarificazione e la consapevolezza.

“Gli opposti sono l'indispensabile e ineliminabile precondizione di ogni vita psichica”, scrive Jung......La soluzione di questo conflitto tra opposti puo' essere simbolizzata dall'unione (coniunctio)......e successivamente dalla comparsa di una neonata configurazione, simbolo di una nascente totalità. In sintesi un nuovo potenziale espresso im un nuovo atteggiamento: “.....al di là di cio' che l mente cosciente sia stata fino allora in grado di concepire....”. III

 

I “La comunicazione simbolica dell'occhio e dello sguardo”. - relazione al convegno A.I.V.O.N. giugno 2010.07.25

II Jean Paul Sartre, l'essere e il nulla, “Lo sguardo” ed. est 1997

III C.G.Jung, opere, vol. XVI, Boringhieri