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Sano egoismo dei bambini

Francesco è un bel bambino di sette anni. Sta giocando sul tappeto del salone con le macchinine e chiama il suo papà. Ma suo papà non lo sente: sta litigando con la mamma in cima alla scala che porta al secondo livello della grande ed elegante casa immersa in un bel giardino dagli alti alberi, il prato verde ben rasato, le aiuole orlate di begonie fiorite di giallo arancione e rosso.

“Che ne sarà di Francesco se ci separiamo?” grida papà alla mamma. La mamma è calma quando risponde. “. E’ con te che non ci sto più, Non ti sopporto più! Ti odio...” “Già, te la fai con Alberto... Ebbene, vattene! A Francesco ci penso io!“. “Eh, no, caro!” e quel caro è ironico spregiativo, sarcastico “Francesco resta con me. Io sto qui col bambino e i bambini si adattano facilmente: sei tu che te ne vai!” “Sono io? Io che mi son preso cura di Francesco quando tu non hai ma i fatto la mamma! Sei sempre fuori di casa e quando ci sei, sei sempre stanca.

 

E poi, questa casa è mia! Tu non ci hai messo niente”. “I miei hanno trovato questa occasione” ribatte la mamma... I tuoi sono dei miserabili, in tutti i sensi”. “Non ti permettere!!” “Come?, I tuoi, ti tenevano bordone. quando te ne stavi di notte con Alberto., Non avevi niente, non eri niente prima di sposarmi! ... Mi hai sposato per i soldi! E adesso vuoi il figlio che non volevi per avere la casa!... ”. “Non ti permettere!!”, urla di nuovo la mamma. “Ti fa male la verità, eh, ? ... Eri tu che non ti dovevi permettere di farti sbattere da Alberto! e qui, a casa mia!, trascurando Francesco.“ “Non è vero!” grida la mamma. “Ah si?, Non è vero?, Ma cosa credevi, che fossi cieco...

E da un bel po’ che mi sono accorto quanto siete bugiarde tu e tua madre. Hai imparato da lei che ha fatto fesso tuo povero padre...” “Lascia stare mia madre!”. “Già, tua madre, il tuo modello di zoccola puttana...”
La mamma perde la calma minacciosa. Il papà fa tre passi indietro scendendo di schiena i gradini, e grida, “Basta! E non mentirmi più! Tanto io le cose le so dalla moglie di Alberto, e  so anche che Alberto non sa più che farsene di te che gli stai intorno come una cagnolina in calore. Lui si tiene la moglie, e adesso ha un’amante che ha dieci anni meno di te...”

La mamma diventa tutta rossa e si avventa contro papà che sta quattro gradini sotto lei: Papà è alto e forte, la mamma delicata e magrolina, ma la rabbia le da
vigore per graffiare a sangue papà, che arretra, inciampa nella scala, sta per cadere e si aggrappa alla ringhiera, guardando giù.... e vede Francesco che guarda i genitori con la bocca aperta, le lacrime agli occhi.
Si ricompone, corre dabbasso in bagno a pulirsi il sangue dei graffi, prende in braccio Francesco e insieme vanno giù, in garage, a prendere le biciclette. “Andiamo a fare un giro nel parco” dice papà.
E’ un caldo pomeriggio di autunno, i viali sono morbidi di foglie cadute, Francesco pedala con vigore per stare dietro al suo papà, ha il fiatone, ma papà non guarda indietro: ha brutti pensieri.
Francesco non ce la fa più; cade sfiancato, ansimante, e si mette a piangere disperato, singhiozzando grida forte “Papà, papà!”..
Solo allora papà si accorge che lui è caduto. Torna indietro, se lo prende di nuovo in braccio, con l’altra mano alza da terra la bici del bambino e ce lo mette sopra; “Sù-, dice - da ometto mettiti tranquillo e torniamo a casa, piano piano!” Intanto la bella palla rossa incandescente del sole d’autunno era stata inghiottita dietro gli alberi.

Francesco è ancora affannato e papà si ferma al bar per farlo riposare. Prende un caffè e Francesco ottiene un gelato al cioccolato così grosso, come non aveva mai visto, soprattutto prima di cena. Allora ha l’ardire di pretendere un bel giochino elettronico che gli era stato rifiutato qualche giorno fa. Era lì, in esposizione vicino al bar e il papà  lo compra, con grande meraviglia di Francesco.
Riprendono assieme a pedalare di buona lena. Francesco, toccandosi ilgiochino in tasca, pensa che alla fin fine quella scenata tra i genitori era stata produttiva per lui...

La mamma era ad aspettare sul cancello: ormai era diventato buio ed erano accese tutte le luci della casa e del giardino.
Un’altra scenata: Ma Francesco va in camera sua col nuovo giochino. In seguito Francesco ne  ha viste tante di brutte liti. Anche a scuola, in classe durante le riunioni dei genitori e fuori quando capitava che entrambi andassero a prenderlo assieme, per la piscina, al corso di basket, quando i genitori non si accordavano su minime cose.

E’ triste perché si vergogna dei litigi dei suoi genitori soprattutto quando i compagni glielo ricordavano.
E’ triste perché papà non c’è più nella bella casa col giardino, anche se lo vede spesso in una nuova casa c'è muna bella cameretta tutta per lui. E' triste perchè deve andare dalla psicologa per guarire dalla sua tristezza. Ma alla psicologa non ha mai detto dei regali che ottiene dalla mamma quando papà dice di no, e viceversa!
D’altra parte la psicologa non lo ha chiesto!

Di Lalla Scuderi