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Donne libere di scegliere, anche in Lombardia.

di: Eleonora Cirant - giornalista, ass. Osadonna

Riceviamo e pubblichiamo - Iniziative della Rete regionale “194 ragioni”
Non è necessario modificare la legge 194 per ostacolare l’accesso delle donne all’aborto. Il modello di sabotaggio è semplice, la Regione Lombardia ha fatto scuola. Sono sufficienti pochi colpi ma ben assestati, come quel tipo di manganellate che non lasciano segni visibili ma sfasciano ossa e tessuti.
La ricetta è presto fatta. Riempire innanzitutto gli ospedali di obiettori di coscienza, stroncando la carriera ai non obiettori.

Per questo è sufficiente il primario giusto al posto giusto. Svilire il lavoro dei consultori pubblici, dequalificandone le professionalità, slacciando i fili tra servizi territoriali e ospedalieri, tenendo le paghe basse e i contratti precari. Privatizzare, così che i consultori privati di matrice cattolica possano accreditarsi; a seguire legalizzare “l’obiezione di coscienza di struttura”. Ostacolare l’aborto medico, ossia quello praticato con assunzione di farmaci. Ridurre al minimo le informazioni alle e agli adolescenti: se vogliono capire come fare in caso di gravidanze indesiderate (e magari anche evitarle) si arrangino.

liberediscegliere

Forse stiamo sbagliando prospettiva, e in Lombardia non esistono affatto gravidanze indesiderate. Forse tutti gli individui di sesso maschile sono così premurosi da avere sempre il profilattico pronto alla bisogna – e le donne tanto consapevoli da pretenderlo.

Purtroppo non è così: le gravidanze indesiderate esistono, in misura crescente accadono alle donne straniere e alle minorenni, come dimostrano non solo i dati del Ministero della salute, ma anche la quotidiana esperienza al consultorio del Cpd.

Le gravidanze indesiderate accadono, eppure tra le molte voci che commentano l’aborto (dalla moratoria alla rianimazione di feti) l’unica che manca è proprio quella femminile. Anche per questo in Lombardia è nata la rete regionale “194 ragioni” formata da donne e uomini delle associazioni, dei movimenti, della politica e del sindacato. Lo scopo è intervenire sul piano della visibilità, del territorio, delle istituzioni e dell’approfondimento, agire in sinergia, diffondere informazioni, prendere parola sul tema dell’aborto dal punto di vista dell’autodeterminazione femminile e dell’etica della responsabilità.

Il primo passaggio operativo della Rete è stato il presidio che si è tenuto giovedì in risposta alla prepotente azione delle forze dell’ordine contro una donna che aveva appena abortito un feto malformato. Nel frattempo si sta preparando un incontro con le/i consiglieri regionali dell’opposizione per un confronto serrato sul che fare e ci si sta organizzando per l'8 marzo. L'intenzione è mettere in rete tutte le manifestazioni nei territori e organizzare un evento milanese per lo stesso giorno. A medio termine la rete si propone, tra le altre cose, di preparare un evento regionale e di verificare come verranno utilizzati gli 8 milioni di euro stanziati dalla giunta Formigoni per il rilancio dei consultori (75% al pubblico). In questa ricca e cattolicissima regione, i paladini dei feti e dei non nati sono gli stessi che si accaniscono sull'infanzia in carne ed ossa, escludendo i figli dei non regolarizzati dalle scuole materne. Forse è il caso di cominciare a chiarire che cosa si intenda per “vita”.

Prossimo appuntamento della Rete regionale “194 ragioni” martedì 19 febbraio ore 18 in via Fabio Filzi 29 presso consiglio regionale della Lombardia