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8 Marzo 1908 - Chicago. Le operaie della Cotton...

di: MaggyBook

... in sciopero, morivano bruciate vive, chiuse a chiave dal padrone nella fabbrica. Là, dove lavoravano per un salario da niente, schiave senza diritti nella famiglia e nella società.

8 MARZO 1978
Le donne italiane manifestano nelle grandi città per sostenere le rivendicazioni femministe. Anche per le scuole è occasione per partecipare. Si formano nelle piazze, disordinati e festosi i cortei con etichetta femminista che si incamminano nei percorsi prefissati. Tema di attualità è la legge contro l’aborto clandestino.

Ci sono in tante ed anche ragazzine dai sedici ai vent’anni, dai visini freschi ed innocenti che fanno il giro-tondo attorno ai poliziotti del servizio d'ordine. I poliziotti, giovanotti imberbi, arrossiscono, col loro fucile in mano. Timidi e titubanti lasciano che le più aggressive scrivano a spray sui muri e sulle vetrine "uomo = bestia" "l'utero è mio!" "le mogli dei 'celerini' fanno aborti clandestini".....
Quelle parole inusitate, così, all'aperto, danno fastidio ai benpensanti; la gente guarda perplessa ed anche indignata, pel contrasto tra l'oscenità dei lazzi e la giovinezza virginale di chi grida e scrive.
Una bella fanciulla porge la minosa ad un uomo che, severo, la rifiuta: "Se son bestia non mi deve dare i fiori”. Li, vicino, la femminista attenta e matura di milizia chiede per sè il fiore.
Il corteo ozia nella strada: una folla quasi impenetrabile tra risa schiamazzi, slogans.
Di fronte, l’Ospedale con il suo reparto di MATERNITA':
Decine di donne soffrono le doglie nello "stanzone travaglio". A chi si lamenta di più, una suora che passa per vedere chi deve essere portata in sala parto, dice: "Ma sta zitta... t'è piaciuto quel momento!".
Qualche volta, nel corridoio, il padre va avanti e indietro, teso, ansioso.
I bambini nascenti, urlano alla vita, usciti fuori dalla protezione del ventre materno.
I medici guardano l'orologio, chiaccherano di fatti loro. Da sempre le donne partoriscono con dolore. In quel reparto d’ospedale, non ci si fa caso. Semmai, interessa il "caso clinico".
Che poi il figlio sia desiderato o no, amato o no, se possa essere nutrito allevato educato istruito convenientemente, per apprezzare la vita che gli è stata data, a chi importa?
Per un attimo di amore o di violenza, DONNA, TU DEVI PARTORIRE!

8 MARZO 1998
L'8 marzo è diventato una "festa" che viene organizzata dalle istituzioni.
Alla festa partecipano i politici in cerca di voto e i commercianti che fanno pagare di più le mimose.
Le femministe in corteo non ci sono più.
La legge dice che c’è parità, anche se le donne hanno doppio lavoro…
La legge dice che la donna decide sul suo corpo, ma non sempre la decisione è proprio sua…
La legge sostiene il lavoro delle donne.
Le donne “in carriera” sono chiamate ai dibattiti sulle “pari opportunità”. Dicono: “Io non sono femminista, ma….però….”
Già, molte cose sono cambiate (per sempre?).
Non ci sono più le stanze travaglio negli ospedali, e le maternità non sono (o non dovrebbero più essere) ospedali medicalizzati…
Le donne, libere di scegliere, vivono la loro maternità desiderata con i loro compagni, se lo vogliono. Nel consultorio (quando c’è, e funziona), apprendono l’evolversi della loro gestazione giorno per giorno, mese per mese, scelgono come e dove vogliono partorire perchè il bimbo che nascerà tanto piccolo e bisognoso, sia accolto, unico e irrepetibile, con l’affetto e le cure necessarie anche per la sua crescita.
Le giovani, a cominciare dalle attrici e dalle modelle che riempiono i rotacolachi, ostentano il loro stato di gravidanza.
Ai bambini non si racconta più che nascono sotto il cavolo: sanno che sono germogliati nel seno dalla loro mamma, come frutto prezioso dell'amore.
Ma in troppi Paesi lontani, e anche geograficamente vicini, i bambini continuano a nascere per caso, in povertà e miseria morale e materiale; e sono uccisi e dalla fame, dalle malattie e sono sterminate e/o mutilati dalle guerre.

8 MARZO 2006
Sulla nostra terra dall’economia globalizzata soffiano i venti di quelle guerre dimenticate e anche delle guerre preventive scientificamente organizzate, con il pretesto di portare ai popoli la “democrazia” dei padroni del mondo.
In Italia le donne hanno cambiato le leggi ma, in agguato, c’è chi vuol tornare indietro, per cambiare le leggi delle donne.
E le donne, che hanno custodito in silenzio i valori della loro libertà, scendono ancora in piazza, per dire che il loro silenzio va gridato!
Un tam tam di e-mail: dieci, cento, mille, centomila, milioni… per dire CI SIAMO! Basta ai volti televisivi e ben truccati che bucano il video per parlare del NULLA..
In piazza sono scese quelle che sono state femministe, le loro figlie e le figlie delle loro figlie, con i mariti, i compagni e i loro bambini.
Sono usciti tutti assieme dalla quiete silenziosa di questi anni, per dimostrare che siamo vigili.
Hanno manifestato gioiosamente, generi e generazioni, per dire a partiti ed organizzazioni il valore della difesa e della pratica della libertà dei corpi, dei pensieri, degli amori, dei progetti, delle relazioni che pur coltivate nel privato sono fatto “politico”.
Non solo hanno gridato che la libertà di pensare e di dire appartiene ad ognuna ed ad ognuno. Soprattutto hanno testimoniato i valori condivisi che hanno costruito per contrastare i perversi proclami dei conflitti di civiltà.

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