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Femminismo e movimenti femminili nei partiti politici in Italia - 5

PARTE SECONDA - LE DONNE DELLA COSTITUENTE

Capitolo 1- Il diritto di voto alle donne italiane

GIOVANNA
Si sa che pochi mesi prima della conclusione del secondo conflitto mondiale, il secondo governo Bonomi introduceva in Italia il suffragio universale anche per le donne - su proposta di Togliatti e De Gasperi - con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio 1945: "Estensione alle donne del diritto di voto".

Si è detto, affrettatamente, che il voto alle donne in Italia era stato concesso dall'alto. Ma le donne "c'erano" nella resistenza e poi "ci sono state” nella "ricostruzione".

Avevano combattuto in prima linea e nelle retrovie, avevano avuto un ruolo determinante nelle fabbriche e negli uffici, dove avevano sostituito gli uomini richiamati al fronte, avevano organizzato gli scioperi e la resistenza, erano morte eroicamente con i partigiani, nelle rappresaglie e sotto i bombardamenti Solo dopo anni, la storiografia femminista ha recuperato il loro contributo alla lotta di liberazione in quegli anni terribili.

Un ruolo a lungo sottovalutato e dimenticato forse perché, all'indomani della "liberazione", la maggior parte aveva scelto di "tornare a casa", per ricostruire le famiglie che tanti lutti e tante sofferenze avevano disgregato.

Quel 2 giugno 1946, tra le macerie dei bombardamenti, con il dolore dei drammi subiti la speranza di un avvenire migliore per i loro figli, donne e uomini erano andati a votare assieme, in massa, per la prima volta nella storia italiana.

Lidia racconta che aveva alterato la sua data di nascita per votare: compiva il 21 anni il 1° luglio: dal Monte Amiata,  dove era nata e aveva fatto la staffetta partigiana, era scesa a Roma, con compiti nel sindacato della terra: non poteva accettare di non partecipare al voto!
Non tutte le donne, finalmente titolari di diritti politici, erano tornate a casa.

Alcune, quelle più temprate alla politica, per risorse personali e familiari, hanno continuato a far parte dei partiti nei quali avevano militato e combattuto durante la resistenza, alcune sono state candidate alle prime elezioni libere del dopoguerra.

Sono state elette 21 donne su 556 uomini. Cioè, poco meno del 4%: nove comuniste, nove democristiane, due socialiste, una tra i candidati dell'Uomo Qualunque. Rappresentavano tutta la penisola. Quasi tutte erano laureate e "lavoravano" per lo più come insegnanti. Erano quasi tutte giovani, alcune giovanissime, quattordici su ventuno erano sposate, alcune con figli.

Cinque di loro: Angela Gotelli (Dc), Angelina Merlin (Psi) Maria Federici , Nilde Iotti e Teresa Noce (Pci), sono entrate a far parte della "Commissione dei 75": quella Commissione che era stata incaricata dall'Assemblea Costituente di formulare la proposta della Costituzione da dibattere e approvare in aula. Le donne elette vevano ottenuto una rappresentanza di circa il 7%. una maggioranza superiore alla loro consistenza numerica parlamentare.

La loro presenza ha avuto sicuramente, tanto nella Commissione che in aula, un peso ancor più importante di quanto fosse il loro numero in parlamento.