Marjane ha la fortuna di nascere a Teheran (Persepolis) in una famiglia ricca e progressista. Un suo zio, avvocato, giudicato un pericoloso sovversivo dal regime dello Scià, è in prigione da anni e lei bambina ha una grande ammirazione per lui, che a sua volta ha un grande affetto per lei. Cade lo Scià, grazie alla rivolta popolare, e si insedia l’Ayatollah Komeini, ma ad una dittatura ne succede un’altra. Poi c’è la lunga guerra con l’Iraq, che provoca un milione di morti e fame e miseria…
Preoccupata per l’incolumità di Marjane e per sottrarla a tanti disagi, la sua famiglia a 14 anni la spedisce a Vienna, presso un’amica della madre. Qui la ragazza studia, ma ha anche esperienze negative, non ultima la droga. Così dopo qualche anno decide di tornare a casa.
Ma anche a guerra terminata, la vita non è facile per una donna sotto il regime islamico, è quella di una prigioniera. E Marjane tenta di creare una “resistenza femminile”, ma amiche e conoscenti preferiscono adattarsi piuttosto che ribellarsi. Così si ritrova sola, poiché non è certo dagli uomini che può venirle solidarietà e aiuto. Naturalmente anche la sua vita sentimentale è un fallimento, con queste premesse. E alla fine, come nella realtà della regista, la protagonista si rifugia in Francia dove può essere finalmente se stessa.
Il film ha avuto molti riconoscimenti del tutto meritati, perché è ricco di poesia e di coraggio. Da ricordare in particolare il premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, e la candidatura all’Oscar 2008 come miglior film d’animazione.