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La terra degli uomini rossi

Recensione di: Gabriella Parca

Se volete emozionarvi per una storia che non riguarda il nostro stile di vita, i nostri sogni o le nostre paure, eppure ci coinvolge come fosse una tragedia personale, andate a vedere “La terra degli uomini rossi” di Marco Bechis. Un film che si potrebbe definire un documentario romanzato, perché l’autore ci presenta una situazione reale nel Mato Grosso do Sul, in Brasile, con il linguaggio asciutto del documentarista, ma nello stesso tempo crea dei personaggi, racconta una storia.

Questi “uomini rossi”, che poi non sono tanto rossi perché sono indios, appartengono alla tribù dei Kaiowà, che è sempre vissuta su quelle terre, procurandosi il cibo con la caccia e la pesca, abitando in capanne nella foresta, rispettando perfettamente l’equilibrio della natura. Ma poi è arrivato “l’uomo bianco”, che infischiandosi di quell’equilibrio necessario all’intero pianeta, ha cominciato a disboscare grandi estensioni di territorio, per farne delle piantagioni o allevarvi bestiame. Così si è impadronito di quelle terre, relegando gli antichi abitanti nelle riserve, come è avvenuto nell’America del Nord con i Pellirossa.
Il racconto del film comincia qui, dando per scontato tutto quello che è accaduto prima. Ammassati in quegli spazi angusti, insufficienti per il loro tipo di vita, “gli uomini rossi” vivono con estremo disagio la loro condizione di prigionieri in casa propria, esposti a tutti i ricatti dei veri padroni, tanto che fra i giovani si verificano molti suicidi. Di qui la decisione di riprendersi le loro terre. Ma come è ovvio, si scontrano con i nuovi proprietari, i “fazenderos”, che non ammettono di scendere a patti con chi si oppone ai loro interessi e reagiscono nel modo più violento e brutale. Non è difficile prevedere che la sorte della tribù è già segnata.
Resta da chiedersi: perché questa storia ci coinvolge come se la tragedia degli “uomini rossi” ci toccasse da vicino? Naturalmente ci sarà anche chi non ne sarà coinvolto affatto, ma per gli altri, cosa succede? Proviamo a guardarci dentro. Non ci sarà un po’ degli “uomini rossi” in ognuno di noi, quel poco che ci fa istintivamente ribellare all’ingiustizia, anche se poi sappiamo che spesso prevale la legge del più forte?